Il più delle volte mi soffermo a pensare se io faccio veramente parte della cultura che mi circonda o se con i numerosi riferimenti spazio la mente e cerco di adeguarmi più a quello che leggo che a quello che vivo, complice anche la mia reclusione. Anche oggi ho avuto un diverbio con mio nonno per una questione di una futilità così alta che mi vergogno di essere umano. Stavo cambiando l'ampolla con l'acqua e mi chiede se ho tolto il tappo, mentre mi vede che l'ho in mano, l'ampolla, e sto per capovolgerla sulla macchina, mi fa':
"Hai tolto il tappo?"
E io non rispondo e penso ovvio, altrimenti col pene che potrei cambiarla. Mi continua a punzecchiare con questa ovvietà fino a che non sbotto, ma non è logico?
Si arrabbia come un coglione e soffrigge un po' l'aria che gli piace tanto, inutile dire che non solo non si capisce che minchia voglia dire, inoltre si confonde pure e dà la colpa al mio grado di istruzione, cosa inspiegabile.
Dice inoltre che uno è libero di fare domande e io non sarò libero di rispondere anche? Già nel pomeriggio stavo esplodendo e la sera è stata la fatale goccia. Dopo un tot di convivenza con loro ho questi siparietti patetici in cui mi sfogo per non essere rispettato in quanto umano, mai preteso nulla di più, infatti non parlo mai di parentela o roba congrua. Mio nonno paterno poi è peggio, è una merda ignorante che crede nella fede in ogni sua forma e ha abbandonato il raziocinio per una vita meno travagliata, non che sia stata semplice e goliardica, ma si è evitato di pensare almeno.
E la desolazione è profonda, più parlo e più loro né mi capiscono e né mi sentono, afflizione totale.
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